Come sicuramente saprete se avete già avuto modo di leggere gli articoli di strategia presenti su questo sito, il poker è uno skill game a tutti gli effetti, nel quale contano capacità individuali e talento. In questo articolo vogliamo illustrarvi il concetto di “fold equity”, una delle nozioni fondamentali per i giocatori che vogliono imparare a conoscere le dinamiche principali del poker texas hold’em.
La fold equity non è altro che la possibilità che il nostro avversario decida di foldare la propria mano in seguito a una nostra azione. Anche se il concetto sembra semplice e basilare, assume una grandissima importanza saper padroneggiare le dinamiche collegate alla fold equity, che in qualche modo si collegano al teorema fondamentale del poker.
In sostanza, bisogna capire quando una nostra azione può portare l’avversario a decidere di passare la propria mano, tenendo presente che questo ragionamento ci può portare a vincere piatti nei quali non partiamo favoriti e a far passare mani che sulla carta sono migliori delle nostre. Di contro, se non si ha bene in mente il concetto di fold equity, si rischia talvolta di far entrare nella mano o di ritrovarsi in un testa a testa contro giocatori che sono obbligati a chiamare le nostre puntante, rischiando magari di trovarsi estromessi dai tornei per un flip.
Facciamo un paio di esempi pratici:
immaginate di essere sullo small blind e di avere in mano K♦ 5♦: come reagirà il vostro avversario su un’apertura? La vostra mano ha una discreta “equity” ovvero ha mediamente una possibilità di vincere su una mano random leggermente superiore al 50%. Ora, cosa succederebbe se voi decideste di andare all-in con la suddetta mano sul giocatore che sul BB? Assumendo che sia un player che gioca abbastanza chiuso e in maniera logica, la nostra mossa non si rivelerà positiva nel lungo termine, poiché anche assumendo di vincere dei piatti preflop, verremo comunque chiamati ogni volta che un avversario ha una mano migliore della nostra e anche ipotizzando di vedere il flop e di centrare top pair, il nostro kicker basso rappresenta un ostacolo per un eventuale chiamata su un raise dell’avversario.
Prendiamo invece il caso in cui ci troviamo con 8♠ 9♠ e decidiamo di aprire da bottone 3 bui su un totale di 100 a nostra disposizione, ricevendo la chiamata dal BB. Sul flop cadono 10♠ A♠ J♣. Cosa fare in questo caso? Ci troviamo in una situazione estremamente profittevole, visto che abbiamo sia un progetto di scala bilaterale che un progetto a colore. Puntando un po’ più di metà piatto (4 bui) riceviamo un raise dell’avversario a 11 bui (che ha i nostri stessi bui iniziali). Qui abbiamo due possibilità: andare direttamente all-in oppure decidere di raisare ancora, con l’obbligo di chiamare un eventuale push dell’avversario.
Ma qual è il caso più profittevole per noi? Ipotizzando che l’avversario abbia già chiuso un tris, abbiamo circa il 50% di possibilità di portare a casa il piatto, cui vanno aggiunte tutte le probabilità che il nostro avversario foldi la propria mano grazie alla nostra action (fold equity), il che ci porta a fare questo calcolo:
Valore atteso nel lungo periodo = 200×48% (chiudiamo un punto migliore dell’avversario) + 21×10% (le volte che l’avversario folda) + 93×42% (le volte che perdiamo la mano) = 59,07
Ovvero avremo in risultato atteso positivo, cioè in questo tipo di situazione vinceremo mediamente 59 bui. Questo perché nella situazione descritta abbiamo moltissime carte che ci fanno chiudere il punto ma anche perché nel nostro calcolo abbiamo assunto che l’avversario avesse solo il 10% di possibilità di foldare. In altre occasioni potremmo avere una equity peggiore ma una fold equity molto maggiore.
Dunque, imparando a leggere le situazioni e a valutare quali action possono indurre gli avversari nel lungo periodo potremmo avere un enorme vantaggio e ottenere un profitto nel lungo periodo.